La Provincia di Brescia conta, al censimento del 1° gennaio 2017, 5261 immigrati cinesi, ovvero il 3,3 % dei 158.585 stranieri ivi residenti, nel capoluogo ne risultano dichiaranti 2387 [1], come dobbiamo analizzare questi dati ?
Che problemi o conseguenze può indurre la presenza cinese a Brescia ?
Parlando con i nostri conterranei sempre più adirati per la forte presenza degli immigrati che veicolano degrado, criminalità, disoccupazione e altro ancora sentiamo spesso “spezzare una lancia” in favore dei cinesi che, a detta di molti, sarebbero silenti e validi lavoratori, pertanto in generale non causerebbero particolari problemi al di là della concorrenza a qualche commerciante … la realtà dei fatti però è ben diversa!
Una delle principali nazioni di provenienze degli immigrati presenti a Brescia è la Cina, ovvero lo stato più potente al mondo economicamente parlando (a seconda dei dati è messa a pari merito con gli USA) [2] ma anche il più lontano geograficamente e forse anche culturalmente. Chiaramente non possiamo dire che gli immigrati cinesi stiano scappando da guerre o carestie, totalmente assenti in Cina, anzi, il paese è sempre in forte crescita (anche se si registrano rallentamenti), negli ultimi anni ha prodotto oltre 500 nuovi miliardari superando di numero quelli presenti negli Stati Uniti.
Scartiamo anche la ricerca di un lavoro, in quanto l’economia iper-capitalistica cinese, fortemente catapultata anche fuori dai suoi confini come previsto nella sua dottrina economico-commerciale della strategia del filo di perle, e di una nuova via della seta, ha prodotto numerosi posti di lavoro in svariati settori, tanto è vero che risulta la meta lavorativa di molti italiani [3] ed europei, in fuga dalla disoccupazione generata dalle politiche di Bruxelles. E’ addirittura è in corso un programma statale per cercare di far rientrare giovani emigrati cinesi, di cui lo stato necessita per la sua produzione.
Notiamo come le fazioni politiche di sinistra ed i suoi rappresentanti parlino sempre del “doveroso atto umano di aiutare i clandestini”, a detta loro bisognosi e in difficoltà (anche se non si sono mai prodigati di divulgare analisi corrette sulla reale situazione dell’immigrazione, ben differente da ciò che millantano), allora se giustificano l’immigrazione come atto umano, cosa significherebbe aiutare cittadini provenienti da una superpotenza economica ben più ricca dell’Italia ? Spesso già dotati in partenza di un capitale da investire in piccole attività!
L’ immigrazione cinese si spiega con il fatto che l’ascesa economica della Cina ha spinto molte famiglie, talvolta già padrone di piccole realtà imprenditoriali, a voler aumentare la loro condizione economica pur non essendo in situazioni di povertà. Il flusso è partito dalle regioni del Sud-Est della Cina, ovvero quelle realtà favorite per la loro posizione geografica al commercio con l’estero fin dai tempi della guerra dell’oppio con l’Inghilterra (responsabile dell’ascesa cinese). Sono partiti sciami di cinesi, con la prospettiva di aprire piccole o medie imprese nel Nostro Paese; in particolare bar, ristoranti, piccoli laboratori del settore della pelletteria e del confezionamento.
L’impoverimento della piccola e media imprenditoria bresciana a seguito della crisi ha favorito vere e proprie incursioni a più riprese nel corso degli anni.
I cinesi sono senz’altro in seria difficoltà a imparare la nostra lingua alfabetica, nel loro Paese vi sono 56 etnie differenti che come lingua ufficiale utilizzano il mandarino ma mantengono dialetti e tradizioni differenti, rendendo difficile la comprensione socio-linguistica anche fra di loro.
Nonostante ciò i cinesi hanno avuto una penetrazione rapida e silenziosa sul suolo bresciano, la loro forza e capacità risiede nel fatto che sono molto uniti fra loro, con famiglie coese e numerose e sono caratterizzati da forti tradizioni culturali. In questo bacino i futuri imprenditori raccolgono i capitali per iniziare le attività all’estero.
Sfruttano reti migratorie basate su complessi legami interpersonali, parentele, località di provenienza, etnia, sono fattori determinanti al fine di collegare gli immigrati già presenti sul territorio bresciano con quelli in partenza dalla Cina. Risultano più chiusi rispetto agli altri immigrati, nelle loro comunità di italiani non se ne vedono e i matrimoni misti sono rari e fortemente ostacolati. Sono pertanto caratterizzati da una rigida autarchia, non sono qui per integrarsi ma per portare un pezzo di Cina; basta vedere la loro distribuzione nelle grandi metropoli occidentali, ambiscono sempre a creare zone gestite e abitate solo da loro, le cosiddette China-town, dove si parla solo la loro lingua e anche le insegne sono in mandarino. A Roma, ad esempio, nel quartiere Esquilino, c’è voluta una delibera del Comune per invitare i cinesi ad apporre le insegne dei negozi anche in italiano.
Il loro alto potere di acquisto li rende forti anche sul nostro territorio, i cinesi si dice che stiano “salvando” molte imprese italiane, in realtà le rilevano, investono sui nostri prodotti facendoli diventare loro e divenendo i padroni della nostra economia. L’economia cinese è ben diversa da quella occidentale : basso costo della manodopera, abbondanza di materie prime, forte capacità di copiare e piazzare rapidamente il prodotto finito… la concorrenza con la Cina pertanto è dannosa, stare ai suoi ritmi significa portare i lavoratori italiani ai medesimi canoni (alienanti e schiavisti) dei lavoratori cinesi.
Recentemente la celebre catena fallita di negozi di abbigliamento Carnevali, è stata rilevata dal magnate cinese titolare della catena Hao-Mai, il business pertanto non è solamente su prodotti di scarsa qualità provenienti dalla Cina come qualcuno credeva, vedendo pertanto i cinesi concorrenti solamente su prodotti casalinghi di basso conto; quello era solo uno stratagemma, utile per aumentare il capitale e passare a inglobare anche altri settori più blasonati. La concorrenza cinese si pone pertanto sul nostro territorio su svariati livelli, da quello della ristorazione, locali, pub, quindi della movida bresciana, ai centri massaggi, a quello dell’abbigliamento, fino a mai nel 2015 ci furono contatti a Gardone Val Trompia tra i cinesi della Norinco e la nota Fabbrica d’ Armi Pietro Beretta, qualcuno sospettò possibili acquisti dei cinesi del nostro settore armiero.
Tirando le somme ad oggi il 16 % dei bar di Brescia sono in mano ai cinesi ed il 20% dei cinesi presenti a Brescia possiede una società [4]. Hanno imparato le abitudini dei Bresciani, sanno che siamo sempre più poveri, pertanto al ristorante andiamo poco ma al bar continuiamo ad andare, ed è lì che gli orientali investono, disseminando la città e la provincia di bar gestiti da loro.
Sopravvivono alle crisi col lavoro nero o la mancata messa in sicurezza degli ambienti; ad esempio di recente la Guardia di Finanza di Brescia, ha eseguito un sequestro presso un minimarket in zona Stazione che vendeva prodotti quali parrucche ed extension fuori legge. A Prato, invece, è forte la concorrenza delle imprese edili cinesi che operano senza adeguarsi ai canoni richiesti quali sicurezza e formazione; in tal modo possono fare dei prezzi molto bassi tali da scalzare la concorrenza italiana, questa piaga nell’edilizia potrebbe arrivare a minacciare anche la provincia di
Brescia. Non tralasciamo la scarsa qualità di molti prodotti cinesi (non tutti): dai giocattoli fabbricati con gli ftalati (sostanze chimiche pericolose per fegato, reni ed apparato riproduttivo) e oggetto di sequestro in Italia, ai vestiti prodotti con sostanze cancerogene proibite in Europa ma reperibili nei mercati cinesi, passando per gli elettrodomestici difettosi, come gli scaldini da letto che si incendiano, stufette elettriche a rischio corto circuito, lavatrici che si surriscaldavano, o aspira foglie che in casi estremi potevano esplodere [5]. La merce cinese spesso contraffatta o non omologata per i nostri mercati, circola liberamente in molti dei loro esercizi commerciali qui a Brescia.
Proprio a causa di varie anomalie riscontrate presso gli esercizi commerciali gestiti da cinesi, l’associazione BresciaIn (che raggruppa i commercianti del centro storico) presentò nel 2007 un esposto alla Procura della Repubblica in cui si chiedeva che venissero eseguiti una serie di accertamenti su tali attività, con particolare rigore nel controllo dei versamenti fiscali [6] ma da allora non sembra essere cambiato nulla.
Segno questo del fatto che oramai da più di dieci anni i commercianti bresciani faticano a convivere con gli immigrati cinesi, etnia tanto cara al PD, per loro sarebbero un esempio di integrazione (concorrenza sleale, ghettizzazione, criminalità a parte ovviamente); inoltre si è registrata una forte affluenza di cinesi alle primarie per il candidato sindaco di Milano. Va aggiunto però che molti di loro preferiscono il centro destra, per il “maggior sostegno” che esso fornisce agli imprenditori; pertanto i cinesi politicamente sembrano già molto ben addestrati dalla nostra classe politica. Ma qualsiasi posizione prendano cercano sempre di farla in assoluto silenzio, facciamo caso al fatto che nessun cinese, a differenza degli altri immigrati, va mai in televisione a protestare o lamentarsi di discriminazioni o inefficienze del governo, vogliono restare immuni a qualsiasi processo di integrazione.
Pechino in Italia cerca la qualità che non ha in casa propria, molti imprenditori cinesi comprano attività dagli italiani lasciando intatta la rosa dei dipendenti, proprio per mantenere lo stesso livello qualitativo. I cinesi pagano subito e in contanti, sradicando altri possibili (ma rari) competitori, sono sorti siti internet specializzati nella vendita ai cinesi, che dimostrano molto interesse per la bassa bresciana e la zona del lago di Garda, ciò per loro è solo un incentivo…. sono proprio gli incentivi che vengono negati ai bresciani. La Confesercenti Lombardia orientale è preoccupata per questi investimenti da parte dei cinesi, pertanto vorrebbe monitorare il problema al fine di evitare eventuali effetti collaterali. Risulta comunque chiaro che la difficoltà di accesso al credito, la burocrazia, la forte tassazione e la concorrenza con i centri commerciali, rappresentano un veleno per le attività imprenditoriali dei bresciani che se non costrette a chiudere, cercano la salvezza nelle fauci della Cina [7].
Il punto è anche capire da dove provengono i soldi che i cinesi utilizzano per aprire le loro attività, in parte come dicevamo grazie alle loro famiglie numerose, tuttavia nella nostra città la risposta è molto nebulosa. Molti cinesi ottengono i soldi da prestiti informali, in effetti un crimine diffuso nella loro comunità è proprio il sequestro dei loro connazionali al fine di riavere il capitale prestato [8]. Un altro crimine diffuso, come avvenuto recentemente in uno stabilimento di Acquafredda, è lo sfruttamento del lavoratore, sottopagato e costretto a lavorare per parecchie ore in scantinati, dove talvolta vivono intere famiglie, in scarse condizioni igienico sanitarie, con bambini piccoli avviati al
lavoro fin dalla tenera età.
Questo è il degrado portato nelle strade di Brescia dal quale parte una spietata concorrenza alle nostre attività, tanto che molti bar di italiani chiudono per problemi nel bilancio, e riaprono gestiti da cinesi con prezzi impossibili per il lavoratore bresciano ma non per lo schiavo orientale. (altro…)
La crisi economica, alla lunga, ha colpito anche loro, li rallentano soprattutto tasse e burocrazia, non sono pertanto pochi quelli che tornano a casa o partono per altre mete; oppure si danno alle attività illecite come quelle sopra citate o come lo spaccio. Proprio la rete che tengono tra connazionali ha permesso a un 40enne cinese di reperire appartamenti dove allestire serre per produrre marijuana e spedirla in Inghilterra, la tratta passava per Brescia dove è partita l’indagine della squadra mobile [9]. Anche la prostituzione è un’ importante risorsa per i criminali cinesi, dislocata tra centri massaggi e appartamenti con giovani ragazze che si prostituiscono (spesso sotto minacce), ha una sua salda componente nel bresciano dove i blitz della polizia in questo settore non mancano [10].
La mafia cinese oramai è molto forte nel Nord Italia, risulta articolata in vari gruppi che non sono divisi tra loro ma collaborano come tante cellule, i rapporti con la mafia italiana sono forti e partono dagli anni ’70 e ’80; d’altronde già nelle carte del maxi-processo istruito da Giovanni Falcone e Paolo Borsellino entrava la pista del traffico di stupefacenti tra Bangkok-Roma-Palermo. In merito alle organizzazioni criminali cinesi presenti in Italia la Direzione Nazionale Antimafia si esprime così: “in grado di far affluire nei circuiti commerciali occidentali ingenti quantità di prodotti contraffatti e/o di contrabbando, nonché di condizionare i flussi migratori per il conseguente
sfruttamento (sessuale e/o quale forza lavoro) dei clandestini una volta giunti nei Paesi di destinazione”. I criminali cinesi risultano inoltre molto abili nelle frodi fiscali, sono in grado di aprire e chiudere società senza pagarne le imposte, le stesse che invece hanno obbligato piccoli commercianti e imprenditori bresciani a chiudere le proprie attività. La Procura di Brescia è la prima in Italia per procedimenti a carico di cittadini cinesi ma rimangono elevati i problemi di traduzione in merito alle intercettazioni, per il mandarino traduttori ve ne sono ma per il fujianese ad esempio no, ciò rende le indagini della polizia difficoltose, quando non le blocca del tutto [11].
La criminalità organizzata e le frodi fiscali non sono l’ unica piaga importata dai cinesi, una forte presenza di attività commerciali gestite da immigrati in un territorio come il nostro, favorisce un forte degrado, soprattutto se inserito in particolari areali della città di Brescia. Ad esempio nel 2008 l’ex Oviesse (situata in una zona, corso Mameli, con una forte presenza di immigrati) volevano comprarla i cinesi di Milano, la cosa fu ostacolata dal fatto che si temeva potesse crearsi un ghetto, visto che i cinesi vi avrebbero piazzato all’interno i loro mercatini. Si auspicava pertanto l’ idea, vincolata al progetto Carmine (ovvero la riqualificazione di una parte degradata del centro cittadino in mano agli immigrati), di porvi una cinema multisala per limitare il degrado, ad oggi il comune ha inserito una sala studio per gli studenti, una mensa e una palestra e punta al ritorno di Oviesse. Senz’altro una scelta più funzionale e utile rispetto ai mercati dei cinesi, di cui la città e la zona del centro sono già sature; tuttavia problemi analoghi sono sempre latenti e in agguato nel capoluogo,dove oramai molte speculazioni edilizie sono finalizzate a limitare o nascondere il degrado scaturito con l’immigrazione di massa.
I cinesi hanno aperto in Italia circa 56.000 aziende (dati aggiornati al 2017) e sono presenti sul territorio italiano con una popolazione di circa 332.000 immigrati (ma vi sono dati contrastanti per via di difficoltà nel censimento, a seguito della loro capacità di operare in maniera clandestina), si tratta di comunità in parte chiuse ma tra le nuove generazioni aumenta l’apertura sociale. Non sono pochi quelli che si iscrivono all’università, tanto da poter affermare che un laureato non comunitario su sei in Italia è cinese, i nuovi cinesi pertanto non necessariamente seguono il lavoro alienante di certi loro connazionali, cercano anche di competere con gli italiani meglio formati, ciò visti livelli di disoccupazione che gravitano anche su Brescia non è un buon segno .
Pechino è presente in Italia con capitali in importanti ditte quali Eni, Telecom, Banca Intesa, Terna, Ferretti, Kriziz, Snam e Pirelli che ultimamente è passata a ChemChina [12], più il mondo del calcio (Milan e Inter), della moda e altro ancora; tale ascesa e invasione del nostro mercato è stata possibile in soli 15-20 anni. Il basso costo della manodopera li ha favoriti ma hanno saputo avere la meglio anche contro nazioni che fanno il loro stesso gioco, solo gli indiani gli tengono testa. Il regime comunista rigido e autoritario ha dato una capacità ai cinesi utile nei loro investimenti all’estero, va detto che tali investimenti hanno salvato molte ditte italiane che o fallivano o si trovavano costrette a espatriare aumentando il pericoloso fenomeno della delocalizzazione. Tuttavia salvarsi facendosi comprare dagli altri, come successo a Brescia per Carnevali, non è una scelta ottimale sul lungo periodo, inteso che temporaneamente evita un tracollo ma nel futuro il monopolio dell’ imprenditoria cinese potrebbe diventare stritolante per gli Italiani, come già sta avvenendo in Africa, dove la Cina ha avviato una vera e propria opera di colonizzazione politico-economico-imprenditoriale. Una Cina che assieme all’“alleata” Russia si vede contrastata nel commercio da UE e USA con azioni commerciali come il TTIP o il Trattato Trans Pacifico, ed in mezzo ai colossi ci siamo noi, incapaci di sfruttare correttamente le opportunità commerciali senza farci sopraffare.
La presenza dei cinesi presso i nostri principali porti (come Trieste e Genova), seguita per altro dalla flotta della marina militare cinese in ossequio alla loro strategia del “filo di perle” (militarizzare i traffici commerciali per difenderli), in parallelo alla realizzazione di una importante linea ferroviaria che passando per il Centro Asia collegherà Pechino con Milano, passando da Brescia ovviamente, fa capire l’ importanza che l’Italia ha nei confronti della Cina.
L’Italia può permettersi di commerciare con la Cina solo a patto di condizioni che tutelino la nostra economia, non vendendoci a loro, in questo modo ci autolesioniamo perdendo il controllo del nostro sviluppo economico-industriale. Brescia con le sue imprese è una preda ghiotta e da sola non può vincere contro una superpotenza come la Cina… ma il governo dov’è ? Nessuno a Roma si occupa di salvaguardare la pmi (piccola media impresa) italiana, che ha sempre trovato in Brescia una paladina dell’innovazione ma ad oggi si trova impantanata in mille ostacoli, di certo non creati dai bresciani.
Senz’altro fronteggiare grossi squali internazionali come americani, russi e cinesi affamati della produzione Lombarda, non è cosa facile per nessun governo, tuttavia già durante la Guerra Fredda abbiamo visto come l’Italia posta tra i due blocchi atlantista e sovietico, non sia stata esentata da crisi economiche (subito dopo la strage di Piazza della Loggia per due anni la produzione bresciana tracollò), attentati, timore di invasioni… ad oggi la guerra fredda continua e si fa con la finanza sulla pelle dei popoli.
Mentre la Cina elabora attente strategie economiche e militari per espandere il proprio “spazio vitale”, facendo leva pertanto su forti colonie di emigrati in tutto il mondo che non sembrano muoversi casualmente, l’Italia sta a guardare, grazie anche a figure come Prodi che prima si vendevano a americani e inglesi, ora invece si vendono ai cinesi. Ai bresciani per fermare l’ armata del sol levante, fiera di più di un miliardo e 379 milioni di uomini, rimangono solo gli esposti alla Procura della Repubblica, più qualche arresto nei centri massaggi da parte delle nostre forze dell’ ordine.
Una volta i bresciani tenevano i nemici fuori dalle mura, oggi li hanno dentro le mura, tuttavia dai cinesi un insegnamento dobbiamo trarlo, come detto precedentemente, i cinesi sono uniti, hanno famiglie salde e numerose, sono carichi di tradizione, spiritualità e identità, ciò li rende forti e pertanto vincenti, perché sono e si sentono un popolo !
Fonti :
[1] Tuttitalia.it – Cinesi in provincia di Brescia
[2] Risparmiamocelo! – Usa contro Cina: qual è la prima economia del mondo?
[3] L’Espresso – Cina, la nuova terra promessa degli italiani
[4] Corriere della Sera – A Brescia frenano anche le aziende straniere, giù gli imprenditori cinesi
Bresciaoggi – Aumai sempre più bresciano Ha preso all’asta «Carnevali»
[5] Guidaconsumatore – Prodotti cinesi: rischi e pericoli
[6] quiBrescia.it – Negozi cinesi, esposto di BresciaIn
[7] Bresciaoggi – La Cina si compra pure la movida bresciana
[8] Giornale Di Brescia – Imprenditori cinesi, crescita costante e silenziosa
[9] Giornale Di Brescia – «Erba» cinese tra Italia e Inghilterra bloccata dalla Mobile
Relativamente al blitz dei Carabinieri ad Acquafredda :
BresciaSettegiorni.it – Caporalato a Acquafredda: lavoratori cinesi ammassati e sfruttati
[10] Osservatorio Interventi Tratta.it – Brescia, la mafia dei centri massaggi Chiuse altre 8 attività: sequestri per 2,5 milioni. Sesso, ricatti e violenza
[11] Linkiesta – Gli artigli della mafia cinese sull’Italia
[12] Sì24 – Italia e Cina, rapporti sempre più strategici | E gli scambi commerciali aumentano ancora
Altre fonti consultate :
https://www.youtube.com/watch?v=5oZk9LMxcoA
https://www.giornaledibrescia.it/brescia-e-hinterland/imprenditori-cinesi-crescita-costante-e-silenziosa-1.876683
http://www.tuttocina.it/Mondo_cinese/105/105_Rast.htm#.Wn8PUqjiac0
http://www.laogai.it/brescia-fabbrica-prigione-operai-sottopagati-arrestato-imprenditore-cinese-fabbrica-prigione-cera-anche-un-bambino/
http://www.ilgiornale.it/news/milano/salvini-cinesi-primarie-pd-povera-milano-povera-sinistra-1221217.html
https://journals.openedition.org/qds/608
https://www.giornaledibrescia.it/brescia-e-hinterland/parrucche-fuori-legge-maxi-sequestro-al-market-cinese-1.3249348
https://www.huffingtonpost.it/carla-falconi/autarchia-immigrazione-cinesi-italia_b_6053046.html?refresh_ce
http://www.albor-notizie.it/2018/02/26/la-cina-sbarca-in-italia/
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